6.2 Significati
Indice
Back
L'ESIGENZA DELL'EDUCATORE DI LASCIARE UNA TRACCIA DI SÈ
Questo paragrafo si propone di richiamare i significati educativi contenuti in ogni capitolo, ricordando al lettore la circolarità di questa tesi ipertestuale, che gli permette di arrampicarsi sui rami intrecciati, senza mai incontrarne, se egli lo desidera, la conclusione.

È questa dunque una ricerca sull’ Cap. 4.2 emergenza autobiografica che caratterizza l' Cap. 4.1.2 individuo, nell’accezione in cui lo abbiamo in precedenza definito.
Secondo questa tesi l’uomo è un sé narratore che per tutta la vita, nei gesti, nelle parole, nelle azioni e nelle creazioni non fa altro che raccontarsi, segnando della propria soggettività ogni scelta e ogni vissuto; in questo modo, anche se il più delle volte inconsapevolmente, egli conferma se stesso come individuo unico, con la finalità di essere ri-conosciuto dagli altri, accostandosi a loro tramite la relazione.
Egli si serve inoltre da sempre del simbolo e in particolare dell’ Cap. 5.3 arte per organizzare il proprio mondo conferendo di senso l’intera sua esistenza, costantemente accompagnato dalla necessità di consegnare Cap. 5.4 tracce di se stesso, alle menti e alle memorie degli individui che gli sopravvivranno.
Questo bisogno ancestrale è in parte assolto dai mezzi del simbolico, alcuni dei quali sono stati approfonditi in questa tesi, che consentono ognuno con modalità differenti di narrare se stessi in maniera autobiografica.
È questa allora una pedagogia narrativa che pone al centro della sua ricerca l’importanza della vita del singolo, richiamando l’attenzione sull’unicità della propria e altrui interiorità e storia di vita; attraverso la valorizzazione dell’individuo essa si rivolge alle relazioni umane, le quali sono di grande importanza per la costruzione delle identità.
Il simbolo è al servizio di questa pedagogia per contribuire allo sviluppo di un sentimento di sé reale e autentico, che consenta all’individuo di sentirsi protagonista della propria storia di vita; grazie alla mediazione realizzata dal simbolo, l’uomo è inoltre agevolato nell’intrecciare relazioni con altri soggetti, che si trovano come lui nel fluire del tempo e in rapporto col proprio mondo.
L’esperienza del mondo porta il soggetto ad affrontare il rapporto con il limite, a dialogare con la paura legittima dell’implacabile oblio, ad interrogarsi sulla propria uscita di scena. Queste riflessioni possono condurre alla ricerca di forme che diano senso alla propria vita e insieme alla morte, cui è indissolubilmente e naturalmente legata. Queste forme darebbero all’uomo la certezza che qualcosa di se stesso sopravviva nel tempo, che una traccia di quello che egli ha vissuto, desiderato, pensato, agito, resti e racconti di lui.
Questo discorso è maggiormente chiaro se pensiamo all’intento di Cap. 2.3 Christian Boltanski di conservare e mostrare le “piccole memorie” di persone che sono state, “pezzi di vita” che egli ha ritrovato e organizzato in modo che potessero di nuovo raccontare ai fruitori le singole esistenze a cui sono appartenuti. Questa ricerca dell’artista si basa sull’idea espressa da Eco che “tutti i segni producono presenze e non assenze” (Rossi, 2001, pag. 232), e che quindi, anche inconsapevolmente, ogni individuo segna indelebilmente il mondo in cui ha vissuto, lasciando al suo passaggio considerevoli tracce di sé.
Pensiamo infine al messaggio di Cap. 3.5 Joseph Beuys che invita ogni essere umano a incanalare in modo costruttivo la fonte inesauribile di creatività che lo costituisce, lasciando un segno nella società e nella storia del proprio tempo, rivolto alle persone e alla natura.
Per questo grande artista, il significato dell’essere uomo risiede proprio in questa energia di cui è portatore e che gli dona la libertà di agire per il rinnovamento. È un cambiamento che segna il tempo e le persone in modo permanente, e quindi, ricondotto alla pedagogia narrativa, dona “immortalità” all’artista-individuo che agisce per la società.
Egli ci invita perciò ad agire in modo creativo nel nostro mondo, a offrire “pezzi di noi” agli altri, assicurandoci nel contempo alla loro memoria; il suo pensiero è concreto e la sua profezia si è avverata in tutto ciò che egli ha creato nella sua vita, e che è rimasto a noi in testimonianza della sua persona e del suo messaggio. Ciò è manifesto nelle parole di Lucrezia De Domizio quando afferma “Finchè sulla Terra germoglierà una sola pianta, il pensiero di Joseph Beuys parlerà all’animo umano” (De Domizio Durini, 1991, pag. 126).
Beuys ci chiede di rendere concreta questa necessità di lasciare un segno del nostro passaggio, attraverso il pensiero e l’azione, nella fiducia del cambiamento; qui possiamo operare l’analogia con l’intervento educativo, che deve essere spinto dalla medesima fiducia e aspirazione, nella messa in pratica del suo importante messaggio.
Anche l’educatore allora come tutti gli uomini lavora per lasciare qualcosa di sé nel mondo in cui vive, ed è questo il seme di cui parla Beuys che rimane ogni qual volta ci dedichiamo all’altro e alla società in genere.


Precedente Indice Home Successivo

Bibliografia Thanks to FeedBack Back