6.1 L'intreccio diventa forma
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IL COMPIMENTO
L'intreccio dei filati finalmente si dispiega e ognuno prende il proprio posto, iniziando a comporre la Forma.


Questi discorsi si attorcigliano come Cap. 1.1 filati di un tessuto che a poco a poco trova la sua forma, si pone dunque qui la necessità di una conclusione che raccolga il senso di un discorso così fitto.
Sin dall’inizio la trattazione si qualifica dell’importante riferimento all’ Cap. 4.1 esserci degli individui dotati di una soggettività ricca di senso, essi sono entità che vivono nel moto incessante del tempo e che si progettano, grazie alla memoria delle loro esperienze passate. Vengono così definiti come soggetti costantemente alla ricerca di un progetto che confermi il loro essere presenti a se stessi e al mondo, in modo unico e straordinario. La tesi prosegue poi considerando come Cap. 5.4 “pezzi di vita”, i frammenti di noi stessi che possano un giorno parlare di noi. Ognuna di queste “cose” è parte di un progetto costante e complesso di narrazione di noi agli altri, per farci ri-conoscere da loro nell’immediato e per fare in modo che essi ci ricordino, nel lungo periodo. Questo progetto è sempre contenuto in ogni singola azione umana, ivi compresa quella educativa, anche se non sempre in modo consapevole. Naturalmente nel lavoro autobiografico o nell’opera d’arte esso è esplicito, mentre in altri modi di agire è uno dei molteplici fattori che li motivano, spesso all’insaputa del suo autore.
Il discorso continua enunciando quanto sia sorprendente il significato che si può scorgere in ogni opera umana, evidente soprattutto in quelle del passato, grazie alle quali ricordiamo nomi e storie che altrimenti sarebbero perdute nell’oblio.
Come ci insegna Joseph Beuys ogni azione umana è ricca di quella creatività che può produrre un potenziale cambiamento nella realtà e nelle menti delle persone. Ognuno, ogni uomo ha contribuito al mondo in cui viviamo, ai pensieri che esprimiamo e alla vita che viviamo. Cap. 3.2 Ogni uomo è un artista sostiene Beuys, proprio perché cambia in modo irreversibile il contesto di cui entra a far parte sin dalla nascita. La vita di ognuno, seppur talvolta breve, lascia sempre e comunque un segno di sé nel mondo e nelle persone che hanno avuto la possibilità di incontrarla, ogni soggetto ha infatti le occasioni per agire e ha agito o agisce, consapevole o meno di farlo anche al fine di prolungare la propria esistenza.
Il significato profondo dell’esistenza non va perduto e grazie ad opere come quella di Cap. 2.3 Christian Boltanski sappiamo che non lo sarà.
Il singolo progetto dell’uomo ha allora lo scopo essenziale di imprimere se stesso nel mondo per il quale è di passaggio. Per fare questo ognuno di noi ha a disposizione strumenti molto diversificati che fanno capo all’universo simbolico. Il simbolo è allora più che ciò che ci consente di avere un contatto con il mondo, esso ha infatti la funzione di proiettare la nostra visione al di là di noi stessi, verso l’invisibile, consentendoci di trovare ognuno il mezzo che più gli si addice per raccontarsi. L’arte in ogni sua forma, dalla pittura alla poesia, dalla scultura al gesto teatrale, dalla libera associazione al racconto scritto, mette sotto nuova luce “le relazioni umane, le identità personali, le comunioni sociali, le affinità sentimentali” (Adultità n. 19, aprile 2004, pag. 41).
Anche l’arte allora ottempera allo scopo di trattenere un segno dell’esistenza dell'individuo nel mondo, essa ha inoltre la proprietà di dialogare con l’infinito, consentendo l’espressione della Cap. 4.1 vita interiore del singolo, con uno scarto di invisibilità che rimanda alla sua intima complessità. Essa fa parte delle tecniche autobiografiche così come la Cap. 5.2 fotografia e gli Cap. 5.3 oggetti di cui si è voluto discorrere in questa tesi, ognuno dei quali contiene un pezzo di noi e perciò è in grado di raccontarci. Tutti gli strumenti menzionati propongono inoltre una centratura sul soggetto, grazie alla loro facoltà di cogliere le storie di vita testimoniando esistenze e vissuti.
A questo proposito abbiamo approfondito la narrazione di sé, che imprime su un supporto materiale la storia di vita del singolo, i pensieri, i ricordi e le ambizioni che lo definiscono; grazie alla Cap. 4.2 tecnica autobiografica egli attribuisce di senso la propria esistenza, allo scopo di condividerla con l’altro, riconoscendosi e essendo da lui riconosciuto.
Le relazioni umane divengono importanti per questa estetica che si rende utile nel lavoro educativo, infatti “tramite la forma si organizzano le emozioni e si producono, esprimono e percepiscono nuovi significati rivolti alla rappresentazione di sé, al riconoscimento degli affetti, alla costruzione dei legami umani” (Adultità n. 19, aprile 2004, pag. 43).


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